Article written by Jacopo Giraudo, in Italian and French.

Stoccolma: la ricerca della bellezza e del sublime
Da attento e scrupoloso viaggiatore quale sono, mi preoccupo sempre di individuare luoghi che lascino qualcosa impresso nella mia mente, che non mi facciano restare indifferente. Voglio vivere la mia meta quanto più possibile, percependone le sfumature con una visione d’insieme, come si fa guardando in grandi occhi color nocciola. Desidero comprendere ciò che si nasconde dietro un volto, osservando e analizzando, per provare a comprendere la realtà. Il vero obiettivo è quello di proiettarsi in una nuova condizione, che possa permettere di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni quotidiane per arrivare a sfiorare l’immaginario di ciò che avrebbe potuto essere, degli scenari possibili che sono rimasti ipotesi, felici prospettive non tramutatesi in realtà. Lo scopo del viaggio è questo: comprendere una nuova realtà dall’interno, evitando semplicistiche riduzioni che non condurrebbero ad altro risultato che a un’inutile serie di scatti fotografici. Come nella vita, dell’amore per un luogo ci si rende conto gradualmente, andando a scoprire ciò che era a poca distanza dalle nostre pupille, ma che non avevamo la forza o la volontà di vedere.
Il vero obiettivo è quello di proiettarsi in una nuova condizione, che possa permettere di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni quotidiane per arrivare a sfiorare l’immaginario di ciò che avrebbe potuto essere.
Stoccolma è una delle città che più mi ha lasciato questa sensazione di bellezza e meraviglia nel cuore. Tutto il mio legame verso la capitale svedese è legato a una superba passeggiata fatta una tiepida sera d’estate. Avevo trascorso una giornata intera a esplorare le vie di Gamla Stan, dominate dall’ingombrante presenza del Palazzo Reale, e le strade accanto ai rami d’acqua del Mar Baltico. Mi ero dedicato, altresì, alla visita dello straordinario Vasamuseet, che ospita, intatta, una nave del XVI secolo affondata pochi istanti dopo la partenza dal porto di Stoccolma. Dopo secoli trascorsi, immobile, sul fondo del mare, una titanica opera ingegneristica permise di recuperarla e restaurarla al fine di poterla nuovamente fare ammirare. Uscito dal Museo, presi uno dei tanti battelli che collegano le diverse aree di Stoccolma per giungere fino all’altra sponda. Qualche decina di minuti a piedi e raggiunsi il locale vegano dove trascorsi la serata. Seduto nel giardino che si affacciava sulla città, avevo uno sguardo d’insieme sulla capitale svedese.
Trovandomi a Nord, il tramonto arrivò tardi, regalandomi un’immagine da cartolina davanti ai miei occhi. Alla mia sinistra, si ergeva il centro storico che, man mano che la luce lasciava spazio al buio, si rilluminava a poco a poco, creando giochi di riflessi sulle acque placide del Baltico. Spostando lo sguardo verso destra, notavo altre immagini, quelle di un verde brillante che aveva deciso di nascondersi almeno fino al mattino seguente, alberi che rinfrescavano con la loro ombra il cammino dei passanti. Poi, ancora più in là, il Vasamuseet e il parco divertimenti di Gröna Lund, con la sua forma inconfondibile. E ancora acqua e cielo, giallo, rosso e viola in successione, come nella tavolozza di un artista intento a completare rapidamente il suo affresco prima che l’intonaco diventi secco. È in quel preciso istante che la bellezza emerge, perché ci si rende conto che non è concessa una seconda possibilità. Alla perfezione si può andare a sostituire soltanto il fallimento, ma ricominciare da zero non è un’opportunità contemplata. Il cielo di Stoccolma è un pittore che ha compreso come si possa restituire la bellezza allo sguardo umano.
Mi alzai dal tavolo e mi recai verso l’uscita del locale, intento a esplorare ancora la città. Il giorno dopo avrei dovuto lasciarla per dirigermi più a Sud, verso Karlskrona. Allora, invece, di prendere la metropolitana per recarmi sino al sobborgo di Gröndal, decisi di affrontare a piedi il lungo tragitto che mi avrebbe ricondotto sino all’appartamento che avevo definito casa nel corso degli ultimi tre giorni. Duecento metri di cammino e mi fermai nuovamente, incantato da ciò che avevo intorno a me. Il vento leggero e tiepido di metà agosto mi sfiorava la pelle abbronzatasi al sole svedese, mentre la mente si perdeva in pensieri legati alla condizione di felicità che subito si tramuta in infelicità. Nel momento in cui si percepisce la possibilità di essere contenti, di provare finalmente la gioia, si inserisce, subdolo, un sentimento di tristezza. Perché non può esistere emozione senza il suo esatto contrario. Alla speranza si contrappone il rifiuto, alla condivisione la solitudine, all’amore l’indifferenza. In Katarinavägen ho avvertito entrare nelle vene la felicità, salvo poi sentirla immediatamente andare via, sostituita dalla consapevolezza che quel momento non sarebbe più tornato.
In Katarinavägen ho avvertito entrare nelle vene la felicità, salvo poi sentirla immediatamente andare via, sostituita dalla consapevolezza che quel momento non sarebbe più tornato.
Mentre percepii le lacrime pronte a scorrere sulle guance, decisi di ribellarmi, almeno per quella volta, alla costruzione storta della mia mente, della mia assoluta incapacità di gestione delle emozioni. Ripresi a camminare, rifiutandomi di scattare anche una sola fotografia al panorama: tutto ciò che vedevo sarebbe restato nella mia mente, un ricordo indelebile. Mentre proseguivo sulla mia via, con strade dalla pendenza irregolare, percepivo la gioia nei locali colmi di gente, con birra e aringhe che abbondavano sotto lo sguardo severo di guardie armate, messe a sorvegliare la sicurezza dei bar. Capii allora che per vivere a pieno quella passeggiata notturna dovevo essere accompagnato da una colonna sonora adatta. Dal lettore musicale prima e dalle cuffiette poi si propagarono le note di un album che avevo finto di detestare quando si rivelò al mondo nel 2013, ma che poi avevo rivalutato con il tempo. Complice anche la nazionalità svedese del suo compositore recentemente scomparso, mi sentii davvero in armonia con il mondo. La vita intorno a me assumeva così una melodia diversa da quella della dura lingua locale.
Case e palazzi si susseguivano, ognuno pieno di dignità, nato dalla consapevolezza che l’ambiente in cui viviamo, il contesto del nostro quartiere, ci influenzerà per il resto delle nostre esistenze. Anche di notte, Stoccolma restituiva un senso di protezione difficilmente riscontrabile altrove. Emergeva con chiarezza il senso dell’espressione “stato sociale,” dell’impegno della classe dirigente verso la cittadinanza. Anche dopo aver attraversato quell’interminabile viadotto, che oltrepassava un ramo del Mar Baltico per raggiungere altri quartieri, il degrado era assente. Giunto nei pressi di Gröndal, quella che avrei definito una zona periferica, non cambiai idea. L’ora tarda, infine, non mutava le circostanze rispetto al giorno. Un uomo a passeggio con il cane, una ragazzina sullo skateboard, una donna intenta a leggere un romanzo alla finestra senza tende, un anziano che annaffiava la propria orchidea. Tutto ciò che avevo intorno a me, nel luogo meno affollato e frequentato di Stoccolma, restituiva tranquillità e serenità. Precisamente la condizione che cerco incessantemente, senza mai arrivare davvero a un porto sicuro. Anche le calme acque del lago non si muovevano, come per paura di disturbare la quiete con il loro fluire.
Giunsi, infine, alla mia destinazione. Mi affacciai alla finestra dell’appartamento e guardai verso il campo da calcio davanti ai miei occhi. Un bambino stava correndo da sinistra verso destra, con il pallone sempre un passo avanti a sé. Era da solo, in quanto l’allenamento della squadra principale si era concluso da poco. Sentendosi invincibile, continuò nella propria progressione. Nella sua mente i pomeriggi trascorsi a immaginare le possibilità del successo, del trionfo, delle braccia alzate verso il cielo in segno di gioia. Nel momento in cui si avvicinò all’area di rigore, la gamba destra ormai contratta per sferzare il colpo decisivo indirizzato alla porta vuota, le potenti luci che illuminavano l’impianto sportivo si spensero all’improvviso. Il pallone venne lanciato, ne sono certo, ma non riuscii a comprendere se entrò in rete oppure no.
Stoccolma è un luogo unico, in cui esiste bellezza in ogni angolo. Tale magnificenza non trapela al primo sguardo, ma cogliendone gradualmente le sfumature. L’invito che ne si riceve è quello di un impegno costante alla ricerca del sublime, dell’inedito, della leggiadria. Come nell’amore e nei sentimenti, il viaggio impone tali imprescindibili riflessioni. L’importante è essere consapevoli del luogo da cui si parte, anche se non si conosce ancora la propria meta.
Stockholm : la recherche de la beauté et du sublime
Étant un voyageur prudent et scrupuleux, je me préoccupe toujours de trouver des lieux qui laissent une empreinte dans mon esprit, qui ne me font pas rester indifférent. Je veux vivre ma destination le plus possible, en percevant ses nuances avec une vue d’ensemble, comme on le fait en regardant dans des grands yeux noisettes. Je souhaite comprendre ce qui se cache derrière un visage, en observant et en analysant, pour essayer de comprendre la réalité. Le véritable objectif est de se projeter dans une nouvelle condition, qui peut permettre de laisser derrière soi les soucis quotidiens pour toucher l’imaginaire de ce qui aurait pu être, des scénarios possibles qui sont restés des hypothèses, des perspectives heureuses qui ne sont pas devenues réalité. Le but du voyage est le suivant : comprendre une nouvelle réalité de l’intérieur, en évitant les réductions simplistes qui n’aboutiraient à aucun autre résultat qu’une série de photographies inutiles. Comme dans la vie, on prend peu à peu conscience de l’amour pour un lieu, en allant découvrir ce qui était à proximité de nos pupilles, mais que nous n’avions pas la force ou la volonté de voir.
Le véritable objectif est de se projeter dans une nouvelle condition, qui peut permettre de laisser derrière soi les soucis quotidiens pour toucher l’imaginarire de ce qui aurait pu être.
Stockholm est l’une des villes qui a plus laissé ce sentiment de beauté et d’émerveillement dans mon cœur. Tout mon lien avec la capitale suédoise est lié à une superbe promenade une chaude soirée d’été. J’avais passé une journée entière à explorer les rues de Gamla Stan, dominées par la présence encombrante du Palais Royal, et les rues qui bordent les bras de la Mer Baltique. Je m’étais également consacré à la visite de l’extraordinaire Vasamuseet, qui abrite, intact, un navire du XVIe siècle qui avait coulé quelques instants après avoir quitté le port de Stockholm. Après des siècles passés, immobile, au fond de la mer, un travail d’ingénierie titanesque a permis de le récupérer et de le restaurer afin de le faire admirer à nouveau. À la sortie du Musée, j’ai pris l’un des nombreux bateaux qui relient les différents quartiers de Stockholm pour rejoindre l’autre côté. Quelques dizaines de minutes à pied et je suis arrivé au restaurant végane où j’ai passé la soirée. Assis dans le jardin surplombant la ville, j’avais une vue d’ensemble de la capitale suédoise.
Me trouvant au Nord, le coucher de soleil est arrivé tard, me donnant une image digne d’une carte postale devant mes yeux. À ma gauche, la vieille ville se dressait, et à mesure que la lumière faisait place à l’obscurité, elle s’illuminait progressivement, créant un jeu de reflets sur les eaux paisibles de la Baltique. En déplaçant mon regard vers la droite, j’ai remarqué d’autres images, celles d’un vert vif qui avait décidé de se cacher au moins jusqu’au lendemain matin, des arbres qui refroidissaient le chemin des passants avec leur ombre. Puis, encore plus loin, le Vasamuseet et le parc d’attractions de Gröna Lund, avec sa forme caractéristique. Et encore de l’eau et du ciel, jaune, rouge et violet à la suite, comme dans la palette d’un artiste soucieux d’achever rapidement sa fresque avant que l’intonaco ne soit sec. C’est à ce moment précis que la beauté émerge, car on se rend compte qu’une seconde chance n’est pas accordée. À la perfection, on ne peut que remplacer l’échec, mais partir de zéro n’est pas une opportunité envisagée. Le ciel de Stockholm est un peintre qui a compris comment la beauté peut être rendue à l’œil humain.
Je me suis levé de la table et me suis dirigé vers la sortie du restaurant, avec l’intention d’explorer à nouveau la ville. Le lendemain, j’étais supposé de la quitter pour me diriger plus au Sud, vers Karlskrona. Au lieu de prendre le métro jusqu’à la localité de Gröndal, j’ai décidé de faire le long chemin à pied jusqu’à l’appartement que j’avais décrit comme ma maison pendant les trois derniers jours. Deux cents mètres de marche et je m’arrête à nouveau, enchanté par ce que j’avais autour de moi. Le vent léger et tiède du mi-août frôlait ma peau bronzée sous le soleil suédois, tandis que mon esprit était perdu dans des pensées de bonheur, qui se sont immédiatement transformées en malaise. Au moment où on perçoit la possibilité d’être heureux, de ressentir enfin la joie, un sentiment de tristesse s’insère, sournoisement. Parce que l’émotion ne peut exister sans son contraire. L’espoir s’oppose au rejet, le partage à la solitude, l’amour à l’indifférence. Dans Katarinavägen, j’ai perçu le bonheur entrer dans mes veines, mais j’ai immédiatement senti qu’il s’en allait, remplacé par la conscience que ce moment ne reviendrait jamais.
Dans Katarinavägen, j’ai perçu le bonheur entrer dans mes veines, mais j’ai immédiatement senti qu’il s’en allait, remplacé par la conscience que ce moment ne reviendrait jamais.
Alors que je sentais les larmes couler sur mes joues, j’ai décidé de me rebeller, au moins pour cette fois-là, à la construction tordue de mon esprit, de mon incapacité absolue à gérer les émotions. Je me suis remis à marcher, refusant de prendre une seule photo du panorama : tout ce que je voyais serait resté dans mon esprit, un souvenir indélébile. En continuant ma promenade, avec des rues aux pentes irrégulières, je pouvais sentir la joie dans des locaux pleins de gens, avec de la bière et des harengs qui abondaient sous le regard sévère des gardes armés, placés pour assurer la sécurité des bars. J’ai alors compris que pour vivre pleinement cette promenade nocturne, il fallait être accompagné d’une bande sonore adéquate. Du lecteur de musique d’abord, puis des écouteurs, se répandaient les notes d’un album que j’avais prétendu détester lorsqu’il a été révélé au monde en 2013, mais que j’ai ensuite réévalué avec le temps. Grâce aussi à la nationalité suédoise de son compositeur récemment décédé, je me suis vraiment senti en harmonie avec le monde. La vie autour de moi a pris une autre mélodie que celle de la dure langue locale.
Les maisons et les bâtiments se succèdent, chacun plein de dignité, né de la prise de conscience que l’environnement dans lequel nous vivons, le contexte de notre quartier, nous influencera pour le reste de notre vie. Même la nuit, Stockholm a rendu un sentiment de protection qu’il était difficile de trouver ailleurs. Le sens de l’expression « État-providence, » de l’engagement de la classe dirigeante en faveur de la citoyenneté, est clairement apparu. Même après avoir traversé ce viaduc interminable, qui traversait une branche de la Mer Baltique pour atteindre d’autres quartiers, la dégradation était absente. Lorsque je suis arrivé près de Gröndal, ce que j’aurais appelé une zone suburbaine, je n’ai pas changé d’avis. L’heure tardive, enfin, n’a pas modifié les circonstances par rapport à la journée. Un homme promenant son chien, une petite fille sur un skateboard, une femme lisant un roman à la fenêtre sans rideaux, un vieil homme arrosant son orchidée. Tout ce que j’avais autour de moi, dans le lieu le moins bondé et fréquenté de Stockholm, redonnait la paix et la sérénité. C’est précisément la condition que je cherche constamment, sans jamais vraiment arriver à un port sûr. Même les eaux calmes du lac n’ont pas bougé, comme par peur de perturber le calme par leur flux.
Je suis enfin arrivé à destination. J’ai regardé par la fenêtre de l’appartement et j’ai observé le terrain de football devant mes yeux. Un enfant courait de gauche à droite, avec le ballon toujours un pas devant lui. Il était seul, car l’entraînement de l’équipe principale venait de se terminer. Se sentant invincible, il poursuivait sa progression. Dans son esprit, les après-midis consacrés à imaginer les possibilités de succès, de triomphe, les bras levés vers le ciel en signe de joie. Alors qu’il s’approchait de la surface de réparation, sa jambe droite s’est contractée pour porter le coup décisif à la porte vide, les puissantes lumières qui illuminaient l’installation sportive se sont soudainement éteintes. Le ballon a été lancé, j’en suis sûr, mais je ne comprenais pas s’il était allé dans le but ou non.
Stockholm est un lieu unique, où la beauté est présente à chaque coin de rue. Cette magnificence ne se révèle pas au premier coup d’œil, mais en saisit progressivement les nuances. L’invitation qu’on reçoit est celle d’un engagement constant dans la recherche du sublime, de l’inédit, du gracieux. Comme pour l’amour et les sentiments, le voyage impose telles réflexions indispensables. L’important est de savoir d’où on part, même si on ne connaît pas encore notre destination.